Tidbits

Flora batterica intestinale e salute del sistema immunitario.
In un articolo pubblicato oggi su Nature, alcuni ricercatori australiani hanno esaminato i meccanismi alla base dell’influenza della dieta sulla flora batterica intestinale e sulla funzionalità del sistema immunitario.

Sappiamo già molto sul fato ed il ruolo delle fibre insolubili una volta ingerite, sulla loro funzione di lassativi di massa, di spazzini, e della loro trasformazione batterica nel colon in acidi grassi a catena corta che possono essere assorbiti o agire localmente come antinfiammatori e anticolitici (e qui, e qui, e poi qui).

Più complessa è la faccenduola quando si tenta di capire perché questi cosiddetti prebiotici (ed i probiotici come i fermenti lattici) agiscano anche su patologie infiammatorie ed autoimmuni (o coinvolgenti il sistema immunitario) sistemiche come asma, diabete tipo 1, artrite reumatoide, eczema, ecc.

Qualche idea la si aveva, naturalmente, ma lo studio in pubblicazione aiuta a rivelare i meccanismi a livello molecolare (almeno nei topi). Uno dei recettori presenti alla superficie delle cellule del sistema immunitario (una proteina chiamata GPR43), che si lega agli acidi grassi a catena corta, sembra fungere da recettore antinfiammatorio, ed a regolare quindi la risposta proinfiammatoria. Sempre questo studio sottolinea che non è soltanto la presenza di acidi grassi a catena corta ad essere importante per la modulazione immunitaria, ma anche la salute ed il tipo di flora batterica presente, e che queste due variabili sono in realtà interconnesse, nel senso che cambiamento di dieta modificano la flora batterica, la quale a sua volta cambia il modo in cui noi utilizziamo le fibre insolubili della dieta.

Questo dato, di per se non rivoluzionario dal punto di vista clinico per chi già riconosceva l’importanza della dieta nella salute, è però importante come passaggio verso una maggior comprensione dei meccanismi interconnessi dell’organismo, e mi rafforza nella mia idea di clinico che prima di iniziare una terapia a base di piante (le cui molecole sono spesso modificate nel colon) è necessario valutare e se necessario intervenire sulla salute del colon.

——————————-

Continua a leggere

Appunti di viaggio: Nepal

Allora, Nepal…

Molte cose son successe dall’ultima volta che ci sono passato. Il re non c’è più, i Maoisti hanno fatto il pieno alle elezioni, sono passati al governo ma ne sono usciti ed ora sono all’opposizione con il governo nelle mani di una grosse coalition di 22 partiti, tutti uniti dal medesimo desiderio…tenere lontani i maoisti dal governo.

Anche i maoisti hanno fatto la loro parte, sono bravi a tirarsi la zappa sui piedi, hanno mostrato immaturità politica uscendo dal governo e pensando che fosse possibile tradurre semplicemente il numero di voti ricevuti in consenso popolare. Naturalmente così non è stato, tra chi li ha votati ci sono militanti ma anche persone stanche degli altri partiti. E la gente è stanca di guerra e non sembra pronta a rispondere così rapidamente ad una chiamata alla protesta di piazza. Per il bene del paese spero che si trovi una via politica a questa empasse.

Da visitatori esterni che difficilmente possono conoscere le durezze della vita qui, è facile dimenticarsi che comunque il Nepal è parte di una regione del mondo, il sudest asiatico, che detiene il triste primato di area più violenta del globo (una bella serie di articoli e review qui)

Intanto tutti i programmi di aiuto sono fortemente impediti dall’instabilità.  Parlando con Samita del progetto Prolasso Uterino mi spiegava le difficoltà incontrate nel dover spiegare le stesse cose a sei ministri della salute diversi 🙁 Ma ci sarà tempo in altri post per parlare di questo.

Parliamo di viaggi.
La prima parte del viaggio si è svolta nel distretto del Dolahka, zona di Janakpur, nella regione centro-orientale del Nepal. L’area è ricca, montuosa ma con terreno molto fertile, abitata da varie etnie, molti Gurung, Sherpa, ecc. Come per la valle di Kathmandu, è difficile visitare questa zona e rendersi conto della povertà del paese. E’ proprio vero, come dicono qui, che l’est è il paradiso e l’ovest l’inferno. E infatti nessuno va mai all’ovest. Ma anche questo ad una prossima puntata.

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Il viaggio inizia dall’Old Bus Park di Kathmandu, da dove si parte in bus per Charikot e si arriva a Singati, in circa 10 ore di viaggio (potrebbero essere molte meno, ma da Charikot a Singati la strada è in cattive condizioni, e le piogge non aiutano).

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Sulla strada una “cartiera”: pasta ottenuta da corteccia di Daphne spp. e asciugata al sole

From Dolakha 2009

che poi verrà raccolta in questo magazzino e spedita a Kathmandu

From Dolakha 2009

Il viaggio è in parte di piacere in parte per lavoro, insieme a Khilendra andiamo a visitare un sito di distillazione di olii essenziali di Rhododendron anthopogon e di Juniperus indica/J. recurva. L’unità di distillazione è a ca. 3500 mslm, mentre le zone di raccolta sono a ca. 4.000 mslm. Nella zona ci sono altri due siti di distillazione, che però sono a minor altitudine e distillano Gaultheria procumbens.

From Dolakha 2009

Il giorno dopo partiamo, insieme al manager dell’unità di distillazione e ad un portatore carico di riso e altro cibo per i lavoratori dell’unità, per raggiungere il villaggio di Marbu, a circa metà strada dalla nostra destinazione finale.

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Temperature elevate e umidità relativa pure, il monsone è arrivato in ritardo e la sua coda è ancora ricca di pioggia, si suda ma il verdeggiare delle risaie è stupendo. Le foreste sono dominate da Alnus nepalensis e Pinus wallichiana.

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Durante il cammino si vedono numerose piante di ricino e amaranto, e Khilendra mi fa notare il Solanum dentocarpum, la Jatropa curcas e Sepium insignis; tra gli alberi molti Ficus e le buganville spontanee…

From Dolakha 2009

e i cachi…

From Dolakha 2009

e le begonie (Begonia picta)…

From Dolakha 2009

e un po’ più in alto il miglio. Le principali coltivazioni qui intorno sono riso, miglio, mais, lenticchie ed altri legumi, e molte zucche e zucchine (oltre a deliziosi cetrioli). Paesaggio subtropicale, molto antropizzato, terrazzamenti e natura lussureggiante, pareti di roccia grondanti acqua e tappezzate da un patchwork di piante di incredibile complessità.

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

vabbè… fino a qui non si fatica troppo, il dislivello coperto è poco (ca. 700 m) ma l’umidità elevatissima ci fa penare. Ci fermiamo a bere un chia presso una casetta, dove mi mostrano una artemisia (sp? forse indica, odore citrato) che utilizzano secca e polverizzata come coadiuvante della lievitazone del pane di grano. La mescolano alla farina mentre aggiungono un po’ di pasta madre, coprono la pasta con foglie fresche della stesa artemisia, lasciando il tutto a riposare. Dopo 3 gg si sviluppano dei corpi fruttiferi sulla superficie della pasta che vengono usati come lievito per il pane.

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Ci si alza molto dolcemente, il cammino è facile ma molto umido e sanguisugogeno (bleah!), ogni spazio disponibile è terrazzato. Piove con il sole, in Inghilterra si direbbe che c’è un monkey’s wedding, qui invece si dice Gunpani (sole-acqua) che annuncia il matrimonio degli sciacalli.

From Dolakha 2009
From Distillation unit khilendra

Per strada piante conosciute (Euphorbia royleana, una euforbia arborea)

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Cuscuta reflexa su felce

From Dolakha 2009

Gaultheria fragrantissima

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Piante conosciute (Asparagus racemosus) ma non incontrate prima…

From Dolakha 2009

Ziziphus

From Dolakha 2009

e piante sconosciute (Melastoma spp.?)

From Distillation unit khilendra
From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Ci si avvicina a Marbu, il paesaggio cambia…

From Dolakha 2009

Le coltvazioni principali sono grano e patate…

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

E finalmente si arriva a Marbu, a 2500 mslm. Tipico villaggio di queste zone, nn forma un nucleo centrale ma si disperde sul vasto territorio. Molto bello, curato ed organizzato. Terrazzato, case di legno e fango o mattoni, bicolori, con tetto spiovente che protegge le pannocchie di mais dalle intemperie.

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Famoso per le sua patate, che mangio abbondantemente condite, insieme agli immancabili noodles e curry…

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

A fine pasto, una bella bevuta di chan, la “birra” locale

From Dolakha 2009

Fatta a partire dalla fermentazione di grano e miglio, strizzata giornalmente (varie volte al giorno) dalla padrona di casa. I cereali sono stipati in un barile di plastica con acqua, dove fermentano per 10-20 giorni o più; alla bisogna vengono tirati fuori, messi in una bacinella e mescolati ad altra acqua. La padrona di casa li miscela nelle mani e li spreme (con un movimento che ricorda quello per lavarsi le mani con il sapone); poi i cereali e l’acqua di lavaggio vengono posti in un piatto-colino, vengono bene strizzati e rimessi nel bidone, mentre l’acqua di strizzatura viene servita ai commensali, appunto come chan. Liquido lattiginoso, dal sapore acidulo e leggermente alcolico, rinfrescante.

From Dolakha 2009

La mattina, dopo una colazione a base di Dili, una polenta nera di miglio condita con curry e peperoncino…

From Dolakha 2009

Si prepara la merenda a base di mais e soia tostati…

Fagottino della merenda 🙂 da mescolare con il beaten rice

…si parte per l’unità di distillazione…

From Dolakha 2009

…insieme ai lavoratori della stessa

From Dolakha 2009

L’ambiente cambia abbastanza rapidamente, anche perché a differenza del primo giorno, adesso ci alziamo velocemente. Si passa ad un bosco caldo-temperato e anche le erbacee cambiano molto

From Dolakha 2009

Lycopodium

From Dolakha 2009

Arisaema

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Hypericum choisianum

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

E più in alto ancora, verso i 3.000, l’ortica nepalese (Girardinia diversifolia)

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Cirsio, senecio, sambuco, funghi…sembra di essere a casa però!

From Distillation unit khilendra
From Dolakha 2009
From Dolakha 2009
From Dolakha 2009

Poco dopo, intorno ai 3100 mslm, si entra in una bellissima foresta di rododendri arborei

From Distillation unit khilendra
From Dolakha 2009

dove ci fermiamo a fare uno spuntino a base di riso secco battuto, arachidi, mais e soia tostati

From Dolakha 2009

Si comincia a sudare…

From Dolakha 2009

…e allora ci fermiamo al caseificio locale per vedere il primosale di Yak

From Dolakha 2009
From Dolakha 2009
From Dolakha 2009
From Distillation unit khilendra
From Distillation unit khilendra
From Distillation unit khilendra
From Dolakha 2009
From Dolakha 2009
From Dolakha 2009
From Dolakha 2009
From Distillation unit khilendra

E finalmente si arriva alla unità di distillazione, elevazione ca. 3500 mslm, tre shed dove dormono gli operai, di cui uno dotato di fuoco per cucinare per tutti.
Ma dell’unità di distillazione, delle piante distillate e delle zone di raccolta parleremo la prossima volta.

Adieu 🙂


From Distillation unit khilendra
From Distillation unit khilendra




Scrapbook?

A quanto pare, sono classificabile come un barbagianni 1.0 e il mio blog merita un alleggerimento (ma come, non bastava questo?).

Ma grazie al punto 5, eccomi qui all’outing 🙂

1. Sono molto permaloso, timido, ma alla mattina faccio il caffè a qualsiasi ora

2. Soffrivo di deficienza di sense of humor, parzialmente corretta da una buona dose di british sarcasm e dal successivo addestramento pluriennale da parte di B.A.B.I. Rimango più divertente quando parlo in inglese…

3. Sono stato studente forestale, abbandonando miseramente la tenzone, poi massaggiatore a domicilio, barista a Reading, insegnante di chimica a Londra, masseur and herbalist a Edmonton, blah blah blah. Poi sono tornato in Italia…

4. Mai stato un atleta, l’unica attività fisica che mi sia mai piaciuta più di leggere è stato l’arrampicata (beh, anche la bici e camminare, ma non mi parevano attività abbastanza sportive…). Lo confesso, anche in questo campo ho gusti un pò british e il serpente nero del Peak District , il gritstone e la loro etica intransigente di mi attraggono più della dolomia. Nel 1989 ho passato 3 mesi in Yosemite che ormai fanno parte del mio nostalgico repertoire.

5. Vado dalla strizza per poter fare Scrapbook outing senza problemi (vedi che funziona!?)

6. Cose…: La pragmatica della comunicazione umana e Verso una ecologia della mente, anni fa; Proust 1990-1992; Londra 1993; Padova 1995; Nicaragua e Los Quinchos 2002; Elaine Scarry The Body in Pain; Kleinmann; Pavese; Radio tre; Radio Four; Kurt Goldstein, ecc.

7. Non mangio carne da…21 anni

8. Sono  sempre riuscito ad evitare di diventare un esperto in qualche cosa. L’unica professione che mi ero conquistata, clinical herbalist, l’ho bruciata tornando in Italia, vorrà dire qualcosa? Rimango un amateur che ruba il lavoro ai veri esperti 🙂

9.Mi piace un casino fare il pane e mangiarlo

10. Mi piace GiPi, ma anche il primo Hellblazer, anni 80, punk anti-thatcherite

Appunti di viaggio in Nepal. Buthan?!

Per essere stato un viaggio di semivacanza è stato quite eventful. Intanto l’incrocio di voli: mentre io me ne volavo bel bello verso Kathmandu (bel bello! 12 ore di attesa a Delhi…) mia sorella mi incrociava nei cieli per andare (bel bella anche lei) a Thimphu, in Buthan, alla Conferenza dello IASTAM , per l’esattezza il settimo ICTAM o International Congress on Traditional Asian Medicine.

Non essendo l’ubiquità nelle mie carte, non potevo essere e , allora ho scelto di essere là perché il visto per lì costava troppo, e poi la famigliola non avrebbe accettato una vacanza congressuale :-).

Leggendo il booklet del programma e degli abstracts (scaricalo qui) il congresso sembra ancora più interessante di quanto non pensassi già… comunque visto il pezzo di famiglia (più qualche amico) che ha ottenuto insider knowledge, programmerò una bella intervista (Intanto godetevi lo slide show).

In particolare, per gli appetiti erbacei e conservazionisti di qualche amico blogger, sottolineo questa bella sezione di discussione: “Cultivating the Wilds: Idioms and Experiences of Potency, Protection, and Profit in the Sustainable Use of Materia Medica in Transnational Asian Medicines. A panel in memory of Yeshe Choedron Lama (1971-2006)“.

La sezione esplora “l’intersezione tra istanze di conservazione e di sviluppo”, il possibile destino delle MAP e dei prodotti “naturali” in un mondo che sempre di più li tratta come merce, e che come merce li inserisce nel dibattito sulla sostenibilità. Tratta delle complesse interrelazioni tra economie locali, regionali e transnazionali, e tra approccio allo sfruttamento di specie rare o in via di estinzione da parte di comunità locali che da queste specie traggono parte, o gran parte, del sostentamento, e di come facilitare il dialogo tra comunità, terapeuti tradizinali, conservazionisti ed il mercato.

Tutti argomenti estremamente interessanti che sono una delle ragioni più importanti per le quali ritorno in Nepal, che mi sembra da questo (e da molti altri punti di vista) un laboratorio stimolante sia per il materiale vegetale che per quello umano.

PS: ultim’ora: tra pochi giorni sarà disponibile il PodCast della sezione suddetta. Mi/Ci aspettano ore notturne di ascolto…
—————————————————————————-

Panel 9: Cultivating the Wilds: Idioms and Experiences of Potency, Protection, and Profit in the Sustainable Use of Materia Medica in Transnational Asian Medicines. A panel in memory of Yeshe Choedron Lama (1971-2006)

Panel Description:
This panel aims to integrate knowledge, methods, and field experience from a variety of disciplines and professional perspectives to explore the intersection of conservation and development agendas related to Asian materia medica.

The panel begins with the assumption that the landscape of Asian medical production is undergoing a profound set of changes, from the increasing commoditization of medicinal and aromatic plants (MAPs) and an array of medicinal products derived from these raw materials to the design and implementation of complex regulatory structures (GAP, GMP, etc) related to the sourcing of medicinals and the production of medicines and other ‘natural’ products.  Importantly linked to these changes are concerns over what ‘sustainability’ is, means, and does and how natural resources such as materia medica are valued in the intersection between local, regional, and transnational socio-economies.  In addition, rising concerns about over-harvesting and concomitant approaches to cultivation of rare, endangered, and commonly used MAPs are giving rise to new possibilities for collaboration between local communities, traditional medicine practitioners, scientists, governmental and non-governmental organizations, and (social) entrepreneurs; yet they are also raising new issues, from the methods by which quality and efficacy of cultivated ingredients are determined to questions about how to equitably distribute resources (including access to medical care), determine ‘ownership’ of traditional knowledge, steward land, and connect to markets.  All of these concerns point toward the intersection of cultural preservation, environmental protection, indigenous and non-indigenous ways of knowing about and interacting with the natural world, and the socio-economic pressures that are concomitant with modern life.
They also present unique opportunities for innovative, cross-disciplinary and cross-cultural engagement. In this panel, we strive to offer grounded case studies (e.g. results of cultivation trials, ongoing efforts to create coperative marketing/sourcing arrangements, models for community-based medicinal plant conservation, etc.) with more critical or analytical approaches to these issues (e.g. approaches to thinking about IPR in this context, social and political obstacles to conservation, etc.). We also strive to have a balance of medical practitioners, researchers/scientists, and those engaged in conservation and development initiatives involved in this panel.

Invasione aliena!

Appena tornato e subito due bei post sulle specie aliene, dal sempre meritevole Meristemi e dalle braccia rubate di Equipaje. E per non essere da meno ecco la lista di aliene (ma non tutte sono delle aliene) che ho contrabbandato (si fa per dire, eh…) dall’ultimo viaggio nepalese:

1. Semi di Diploknema butyracea

2. Miele di Diploknema butyracea

3. Frutti essiccati di Aegle marmelos

4. Succo concentrato di Aegle marmelous, con e senza zucchero aggiunto (veramente ottimo, speriamo di riuscire ad introdurlo in Italia – il succo, non l’albero)

5. Olio di semi di Prunus armeniaca selvatica

6. Olio di semi di Prinsepia utilis

7. Olio essenziale distillato di Murraya koenigii fol

8. Olio essenziale distillato di Cedrus deodara