Un nuovo sforzo

Il periodo di silenzio di questo blog è coinciso, come spesso accade, con un periodo di grande attività su altri fronti.  Ecco quindi che il primo post dopo tanto tempo è un post di annunci.

Dopo lungo rimuginare, insieme a dei compagni di avventura abbiamo deciso di intraprendere un percorso prima divulgativo e poi si spera imprenditoriale che si centra sulle piante aromatiche e sui loro derivati, principalmente oli essenziali e acque aromatiche.

Il progetto è nato un paio di anni fa da una chiacchierata tra amici sulle spiagge Salentine. Si parlava di terreni e territori abbandonati, degradati, e di persone costrette ad abbandonarli perché non più in gradi di essere produttivi al di là di una agricoltura di sussistenza oppure della coltivazione dell’ulivo e della vite.  Nacque li il primo nucleo del progetto: come pensare a coltivazioni e filiere diverse, innovative, in grado di assicurare un margine economico sufficiente a convincere le persone a rimanere sul territorio?

Successivamente abbiamo spostato il nostro obbiettivo dal Basso Salento alle montagne della Lessinia nel Veronese, per ovvi motivi: siamo di Verona.  Ma il concetto è lo stesso, ed è facilmente traducibile per i territori montani, che soffrono di problemi molto simili ed a volte accentuati rispetto ad altre aree geografiche.

Nel territorio della Lessinia le attività agricole si sono andate riducendo da molto tempo, per la diaspora dei giovani e per le difficoltà economiche e la concorrenza di altri attori sul mercato, tanto che anche la coltivazione e la prima trasformazione delle piante officinali difficilmente permettono un reddito significativo.

Vista la mia formazione non sorprende che io abbia pensato alle piante officinali, che teoricamente hanno un prezzo alla vendita maggiore di prodotti orticoli, e non hanno bisogno di grandi cure agricole, anzi. Ma precedenti esperienze mi avevano insegnato che il discorso non era così semplice. Per dirne una, produrre solo pianta essiccata rende pochissimo, dato che molte aziende italiane acquistano all’estero anche piante nostrane per i prezzi decisamente inferiori. L’unico modo sembrava quello di bypassare le aziende di trasformazione e di pensare ad una filiera conclusa il più possibile nel territorio, il più possibile corta, in modo da tagliare i costi degli intermediari e soprattutto di tenere a se la trasformazione, che è il processo che aumenta di più il valore aggiunto della merce.  Si trattava quindi di pensare ad una azienda agricola o consorzio agricolo ad elevata concentrazione di competenze, e allo stesso tempo di identificare un processo produttivo non troppo costoso, complesso e burocraticamente oneroso.

Abbiamo quindi pensato alla distillazione per i sopracitati motivi. La distillazione ha molti vantaggi su altri tipi di trasformazione:

  1. è fino ad ora permessa all’agricoltore come parte delle sue normali attività,
  2. non abbisogna, almeno agli inizi, di laboratori dedicati,
  3. non abbisogna, almeno agli inizi, di investimenti tecnologici molto elevati o di autorizzazioni particolari
  4. l’agricoltore può scegliere di vendere l’OE al cliente nel suo spaccio o al mercato (e non ha bisogno di alcun laboratorio) mentre per venderlo a terzi serve un piccolo laboratorio
  5. di contro permette di ottenere un prodotto che si conserva a lungo, che occupa poco spazio e può quindi essere facilmente spedito verso altre zone, e che ha un elevato valore aggiunto.

Ecco perché abbiamo pensato che la coltivazione di specie aromatiche espressamente mirate ad un mercato degli OE sia una buona idea, che naturalmente andrebbe accompagnata da uno sforzo a più ampio raggio, con offerta di altri prodotti (altri tipi di estratti, prodotti contenenti OE, acque aromatiche, pianta in taglio tisana, mazzetti) e servizi (formazione, informazione sulle piante e sulla storia del territorio, visite guidate, ecc.)

A nostro parere portare in questi territori una filiera più completa permetterebbe di ottenere un margine di guadagno maggiore per il coltivatore rispetto alla vendita del foraggio.

Inoltre si favorirebbe un ritorno dei giovani nel territorio ed un legame con le attività di ricezione turistica, specie quelle più ‘green’ che tirano oggi il mercato, anch’esse in grande difficoltà[1]. Contribuirebbe inoltre a ridurre il fenomeno dell’abbandono delle superfici agricole, al recupero di terreni abbandonati (seminativi, pascoli, boschi, ecc..), alla diminuzione del rischio di antropizzazione, allo sviluppo di un’attività culturale, formativa ed educazionale[2] volta al recupero delle tradizioni dell’utilizzo delle erbe medicamentose ed essenzifere della Lessinia[3]. Un patrimonio culturale di conoscenze sulla medicina naturale, sull’uso delle piante officinali (PO) utilizzate in Lessinia si va perdendo.

Abbiamo quindi formato una associazione, denominata OfficinaLessinia (qui il sito e la pagina FB), che intende organizzare corsi ad hoc per gli operatori dell’agricoltura, atti a fornire loro il necessario background scientifico, tecnico e tecnologico, oltre che di strategie commerciali, per intraprendere l’attività di coltivazione e trasformazione (distillazione e altro) di PO in maniera da massimizzare la qualità del prodotto e il guadagno, puntando su specie autoctone.

Ecco qui i link ai primi post, qui e qui.

 

Soprattutti però ci proponiamo di promuovere  una nuova attività economica locale, basata su almeno tre caratteristiche peculiari cioè punti di forza della Lessinia:

1. Caratteristiche botaniche peculiari per la produzione di alcune specie officinali caratteristiche e storiche della Lessinia (es. giaggiolo veronese, o Iris xgermanica L.), ad elevato valore aggiunto perché molto ricercato dalle più grandi e famose case profumiere francesi, sulla quale impostare l’attività di marketing-comunicazione dell’associazione. Si punta a far diventare la Lessinia la capitale italiana del giaggiolo, gareggiando con la zona del Chianti senese: lì l’abbinata vino-profumo sta funzionando e non si vede come anche a Verona, terra di vini, non si possa creare una sinergia simile, pur con le dovute proporzioni. In più, rispetto alla produzione di OE della Toscana, la Lessinia potrebbe vantare prodotti essenziferi di alta quota (in Lessinia si arriva fino a quote alpine, non così nel Chianti o nel senese toscano) ad alto contenuto di sostanze pregiate (come lavanda d’alta quota, mugo, abete, Achillea clavennae-nativa della Lessinia), da commerciare in abbinamento con gli altri prodotti.

Iris germanica L.

 

2. Caratteristiche del territorio:

  • ben circoscritto (Val d’Adige a Ovest – Val d’Illasi / d’alpone a Est)
  • ben riconoscibile per le sue caratteristiche inconfondibili del paesaggio (colline erbose dolci solcate da vaj boscosi profondi e, più in alto, le caratteristiche formazioni di lastre di pietra di Prun)
  • esente dall’inquinamento di aria e terra della pianura (un fattore su cui puntare nella comunicazione di prodotti per il benessere e la salute)
  • parco regionale della Lessinia
  • vicinanza alla quarta città turistica d’Italia e importante snodo commerciale e viario.

3. Caratteristiche pedoclimatiche ideali per la crescita di piante officinali ad alto contenuto di sostanze pregiate:

  • differenziale termico estate – inverno
  • terreni in altitudine 700-1600 m slm
  • pascoli ad elevata insolazione e moderata-forte ventilazione
  • clima montano ma di tipo temperato (ricalcante l’Appennino)

Non si intende scoprire nulla di nuovo, ma rispolverare vecchie ricette ancora valide: le piante aromatiche sono infatti state individuate fin dagli anni ’70 da eminenti esperti ed economisti locali quale il possibile motore trainante di un’economia della montagna veronese[4].

Riguardo alle piante a cui miriamo, nel futuro, come detto, vorremmo occuparci di Iris, vista l’antica tradizione di coltivazione e trasformazione del rizoma di giaggiolo in area est-Lessinia (‘gadoi’), ma conoscendo le difficoltà della filiera (5-6 anni), pensiamo di doverci arrivare con calma. Abbiamo iniziato con la Lavanda vera ed il Lavandino, mentre stiamo pianificando la raccolta e la coltivazione di Achillea millefolium, Carum carvi, Artemisia vulgaris, Pinus mugo, Abies spp., Daucus carota, Mentha spp. e Melissa officinalis.

Inoltre abbiamo già costituito una rete di collaborazioni con il Salento (dove abbiamo appena tenuto varie giornate di corsi-incontri-distillazione sul progetto con circa 130 persone intervenute), in Sicilia e Sardegna per la commercializzazione di OE che qui al Nord non ha senso produrre (elicriso, lentisco, mirto, timo, origano, agrumi, ecc..), e quindi in futuro da affiancare al progetto in Lessinia. Andremo perciò a commerciare un marchio unico con prodotti da piante di diverse provenienza, ma controllate e disciplinate dallo stesso protocollo.

———————

Note

[1] Si punta ad incrementare l’afflusso di turisti e persone interessate alla cultura della montagna o che trovano nei prodotti della Lessinia quella componente di artigianalità e di cura per i dettagli difficili da reperire altrove. Le aziende che fanno accoglienza potranno aggiungere una nuova linea per il benessere e la salute prodotta interamente da loro. Garantiti dal marchio della nostra impresa, votata al nobile fine di valorizzare, tutelare e promuovere ambiente e società della montagna veronese.

[2] corsi di formazione su coltivazione, distillazione, utilizzi, storia della flora, ecologia, raccolta sostenibile, recupero di specie autoctone e simili di Piante Officinali (PO) e Olii Essenziali (OE), diretti a agricoltori, erboristi, farmacisti, medici, naturopati, operatori della filiera delle PO, cittadini interessati ad acquisire conoscenze su utilizzo delle PO.

[3] Medicina popolare: studio etnobotanico nel parco della Lessinia,  Relatore Stefano Bona, Facoltà di agraria e farmacia, Padova, 2004

[4]  Vita Veronese, le piante officinali della Lessinia, 1978; Quaderno dei Cimbri, ed. Tzimbar,1998.