Non posso che citare…

Mi ero ripromesso di mantenere un rispettoso silenzio su questo blog rispetto alla vicenda Englaro, lasciando ad altri luoghi ed altre dimensioni di discussione la mia frustrazione, rabbia e indignazione. Altri hanno già discusso ampiamente di tutto questo, ma non posso esimermi dall’aderire allo spirito del post di Chiara Lalli su Bioetica, che riassume bene posizioni che condivido.

” (…) Scrivere di Eluana, in un clima tanto convulso e infetto, è una azione di estrema difesa contro questi spietati burocrati della morte. Non è solo Eluana ad essere aggredita, ma la stessa possibilità di definire il nostro Stato come liberale e laico.   (…)  Le implicazioni sono vaste e profonde, disegnano il profilo di una metastasi forse ancora difficilmente rilevabile ma inarrestabile, e che ingoia le libertà fondamentali e i diritti civili.

Tutti quelli che sono a favore della “vita” sono, in realtà, a favore della schiavitù e della sottomissione. Sarebbero almeno onesti se lo dicessero esplicitamente, senza nascondersi dietro a proclami altisonanti e ipocriti: “è condanna a morte”, “si può sempre guarire”, “i medici devono curare”, “se io fossi il padre”. Dimenticando completamente di interrogarsi sulla volontà di Eluana.
Questa nuova forma di paternalismo è viscida e odiosa, perché non ha nemmeno il coraggio di darsi il nome che le spetta”

E già che ci siamo, cito anche il post precedente di

Contro la “clandestinità sanitaria”

Ricevo e rimando da Benio un appello della S.I.M.M. (Società Italiana di Medicina delle Migrazioni)

“Ritirare l’emendamento che modifica l’art. 35 del T.U.!”

Un atto inutile e dannoso anzi pericoloso

Un emendamento di 5 senatori della Lega, propone l’abolizione del divieto di segnalazione alle autorità degli immigrati senza permesso di soggiorno che richiedono assistenza sanitaria. Prevede anche la segnalazione per coloro che non possono pagare le prestazioni sanitarie. Gli effetti di tali modifiche possono essere devastanti sul piano del diritto individuale e della salute pubblica oltre che essere inaccettabili sul piano deontologico.

Leggi l’appello