Molte cose son successe dall’ultima volta che ci sono passato. Il re non c’è più, i Maoisti hanno fatto il pieno alle elezioni, sono passati al governo ma ne sono usciti ed ora sono all’opposizione con il governo nelle mani di una grosse coalition di 22 partiti, tutti uniti dal medesimo desiderio…tenere lontani i maoisti dal governo.
Anche i maoisti hanno fatto la loro parte, sono bravi a tirarsi la zappa sui piedi, hanno mostrato immaturità politica uscendo dal governo e pensando che fosse possibile tradurre semplicemente il numero di voti ricevuti in consenso popolare. Naturalmente così non è stato, tra chi li ha votati ci sono militanti ma anche persone stanche degli altri partiti. E la gente è stanca di guerra e non sembra pronta a rispondere così rapidamente ad una chiamata alla protesta di piazza. Per il bene del paese spero che si trovi una via politica a questa empasse.
Da visitatori esterni che difficilmente possono conoscere le durezze della vita qui, è facile dimenticarsi che comunque il Nepal è parte di una regione del mondo, il sudest asiatico, che detiene il triste primato di area più violenta del globo (una bella serie di articoli e review qui)
Intanto tutti i programmi di aiuto sono fortemente impediti dall’instabilità. Parlando con Samita del progetto Prolasso Uterino mi spiegava le difficoltà incontrate nel dover spiegare le stesse cose a sei ministri della salute diversi 🙁 Ma ci sarà tempo in altri post per parlare di questo.
Parliamo di viaggi.
La prima parte del viaggio si è svolta nel distretto del Dolahka, zona di Janakpur, nella regione centro-orientale del Nepal. L’area è ricca, montuosa ma con terreno molto fertile, abitata da varie etnie, molti Gurung, Sherpa, ecc. Come per la valle di Kathmandu, è difficile visitare questa zona e rendersi conto della povertà del paese. E’ proprio vero, come dicono qui, che l’est è il paradiso e l’ovest l’inferno. E infatti nessuno va mai all’ovest. Ma anche questo ad una prossima puntata.
Il viaggio inizia dall’Old Bus Park di Kathmandu, da dove si parte in bus per Charikot e si arriva a Singati, in circa 10 ore di viaggio (potrebbero essere molte meno, ma da Charikot a Singati la strada è in cattive condizioni, e le piogge non aiutano).
Il viaggio è in parte di piacere in parte per lavoro, insieme a Khilendra andiamo a visitare un sito di distillazione di olii essenziali di Rhododendron anthopogon e di Juniperus indica/J. recurva. L’unità di distillazione è a ca. 3500 mslm, mentre le zone di raccolta sono a ca. 4.000 mslm. Nella zona ci sono altri due siti di distillazione, che però sono a minor altitudine e distillano Gaultheria procumbens.
Il giorno dopo partiamo, insieme al manager dell’unità di distillazione e ad un portatore carico di riso e altro cibo per i lavoratori dell’unità, per raggiungere il villaggio di Marbu, a circa metà strada dalla nostra destinazione finale.
Temperature elevate e umidità relativa pure, il monsone è arrivato in ritardo e la sua coda è ancora ricca di pioggia, si suda ma il verdeggiare delle risaie è stupendo. Le foreste sono dominate da Alnus nepalensis e Pinus wallichiana.
Durante il cammino si vedono numerose piante di ricino e amaranto, e Khilendra mi fa notare il Solanum dentocarpum, la Jatropa curcas e Sepium insignis; tra gli alberi molti Ficus e le buganville spontanee…
e un po’ più in alto il miglio. Le principali coltivazioni qui intorno sono riso, miglio, mais, lenticchie ed altri legumi, e molte zucche e zucchine (oltre a deliziosi cetrioli). Paesaggio subtropicale, molto antropizzato, terrazzamenti e natura lussureggiante, pareti di roccia grondanti acqua e tappezzate da un patchwork di piante di incredibile complessità.
vabbè… fino a qui non si fatica troppo, il dislivello coperto è poco (ca. 700 m) ma l’umidità elevatissima ci fa penare. Ci fermiamo a bere un chia presso una casetta, dove mi mostrano una artemisia (sp? forse indica, odore citrato) che utilizzano secca e polverizzata come coadiuvante della lievitazone del pane di grano. La mescolano alla farina mentre aggiungono un po’ di pasta madre, coprono la pasta con foglie fresche della stesa artemisia, lasciando il tutto a riposare. Dopo 3 gg si sviluppano dei corpi fruttiferi sulla superficie della pasta che vengono usati come lievito per il pane.
Ci si alza molto dolcemente, il cammino è facile ma molto umido e sanguisugogeno (bleah!), ogni spazio disponibile è terrazzato. Piove con il sole, in Inghilterra si direbbe che c’è un monkey’s wedding, qui invece si dice Gunpani (sole-acqua) che annuncia il matrimonio degli sciacalli.
E finalmente si arriva a Marbu, a 2500 mslm. Tipico villaggio di queste zone, nn forma un nucleo centrale ma si disperde sul vasto territorio. Molto bello, curato ed organizzato. Terrazzato, case di legno e fango o mattoni, bicolori, con tetto spiovente che protegge le pannocchie di mais dalle intemperie.
Fatta a partire dalla fermentazione di grano e miglio, strizzata giornalmente (varie volte al giorno) dalla padrona di casa. I cereali sono stipati in un barile di plastica con acqua, dove fermentano per 10-20 giorni o più; alla bisogna vengono tirati fuori, messi in una bacinella e mescolati ad altra acqua. La padrona di casa li miscela nelle mani e li spreme (con un movimento che ricorda quello per lavarsi le mani con il sapone); poi i cereali e l’acqua di lavaggio vengono posti in un piatto-colino, vengono bene strizzati e rimessi nel bidone, mentre l’acqua di strizzatura viene servita ai commensali, appunto come chan. Liquido lattiginoso, dal sapore acidulo e leggermente alcolico, rinfrescante.
L’ambiente cambia abbastanza rapidamente, anche perché a differenza del primo giorno, adesso ci alziamo velocemente. Si passa ad un bosco caldo-temperato e anche le erbacee cambiano molto
E finalmente si arriva alla unità di distillazione, elevazione ca. 3500 mslm, tre shed dove dormono gli operai, di cui uno dotato di fuoco per cucinare per tutti.
Ma dell’unità di distillazione, delle piante distillate e delle zone di raccolta parleremo la prossima volta.