Nepal: inquadramento biogeografico

Il Nepal si situa nella zona di transizione tra la pianura Gangetica e l’Himalaya, tra India e Tibet. Copre un area di 147.200 Km2, con una popolazione di 24 milioni. Presenta una grande diversità agro-ecologica, etnica (più di 80 etnie riconosciute, più di 100 censite) e di casta.

Il clima va dal subtropicale monsonico (zona del Terai) fino a quello alpino (Himalaya). Circa un sesto del territorio è occupato da foreste.

La gestione comunitaria delle foreste in Nepal è stato l’esempio paradigmatico della gestione forestale partecipata negli ultimi due decenni. Il concetto di Forest Users Group (FUG), ovvero gruppo di utenti forestali, è stato introdotto in Nepal nel 1987 e pochi anni più tardi i FUG diventano l’unità organizzativa della gestione forestale comunitaria, con forte indipendenza amministrativa e legale e forte base partecipatoria.
Inizialmente pensati per migliorare la gestione delle risorse, i FUG sono gradualmente diventati anche una delle modalità per lo sviluppo della qualità della vita delle popolazioni locali, tramite lo sviluppo in senso generale della comunità allargata, legami con ONG ed agenzie governative. Le 13.000 FUG esistenti, responsabili di circa 850.000 ettari di foresta, hanno protetto bene la foresta ed hanno regolato l’estrazione dei prodotti, ma ancora molto rimane da fare.
L’esempio migliore sono i prodotti forestali non legnosi (NTFP) e le piante aromatiche e medicinali (MAP). Gli NTFP sono prodotti cruciali nell’economia forestale, ed in particolare lo sono le MAP perché sono di particolare valore per  i raccoglitori locali nei villaggi, per i piccoli commercianti, per i distributori, per i terapeuti e i farmacisti ayurvedici, e per i produttori di oli essenziali. Le MAP sono inoltre molto promettenti per lo sviluppo di agricoltura sostenibile in zone di montagna e disagiate per il loro potere di mantenere la ricchezza dei suoli, la loro compattezza e resistenza alla dilavazione, e per l’aiuto che danno al mantenimento della fauna locale.
Sono inoltre una risorsa fondamentale per il ruolo che hanno ancora oggi nelle popolazioni di aree remote del Nepal, e ciò lo si evince dal ricchissimo patrimonio mitologico e ritualistico che lega la comunità umana e la vegetazione di queste zone.

Nonostante l’ovvia importanza di queste piante, esse sono una cosiddetta “istanza di seconda generazione”, per la quale le politiche specifiche sono ancora in evoluzione e gli strumenti analitici e partecipativi sono ancora carenti.
In particolare risentono di questo ritardo le zone dell’asse Himalayano, dove i FUG sono ancora pochi, dove le popolazioni dipendono ancora moltissimo dalle risorse naturali a causa del loro isolamento e della scarsezza del terreno arabile, e dove di contro le popolazioni possiedono conoscenze specializzate su terreni, clima, tipi vegetazionali, stadi di successione ecologica, utilizzi terapeutici ed alimentari delle piante selvatiche, ecc.

Questo non significa che lo sfruttamento di NTFP e MAP da parte delle popolazioni sia sempre sostenibile; ed ecco dove lo strumento della ricerca etnobotanica può giocare un ruolo molto importante, uscendo dal mero ambito tecnico della catalogazione delle risorse o dalla raccolta delle testimonianze, e riuscendo a dare un apporto alo sviluppo delle zone montane. Sono necessari analisi della flora, raccolta di testimonianze e conoscenze sugli usi alimentari e medicinali, studi di sostenibilità in associazione con le popolazioni locali, feedback alle popolazioni di qualsivoglia dato scientifico che possa supportare o modificare le tradizioni popolari. Idealmente, questi dati e queste metodiche dovrebbero aiutare anche a formare la politica dei FUG per il tempo a venire.

Lascia un commento